Rando Gran Sasso d'Italia: sulle orme di Pantani

- da Granfondo News - Prima edizione della randonnée organizzata dal Team Bike 99 nell'ambito del Gran Sasso Bike Day. Un'ottantina i randagi che hanno raccolto la sfida, nonostante previsioni meteo tutt'altro che incoraggianti, pienamente soddisfatti da un percorso impegnativo e suggestivo, che aveva come piatto principale la salita a Campo Imperatore, dove il Pirata fece una grande impresa nel Giro d'Italia 1999.

Nel 2015 gli organizzatori del Team Bike 99 hanno pensato di arricchire il programma del Gran Sasso Bike Day, alla sua seconda edizione, integrando la manifestazione con una randonnée, riconosciuta dall’ARI, per dare la possibilità agli amanti delle lunghe distanze di effettuare un giro più lungo rispetto al percorso di 35 chilometri, riservato alla maggioranza degli sportivi che hanno raggiunto Fonte Cerreto, con l’intenzione di trascorrere una giornata all’insegna del divertimento all’aria aperta, ma senza sacrificarsi più di tanto in nome della passione per la bicicletta. Quelli venuti invece con l’idea di fare la Rando Gran Sasso d’Italia hanno lanciato la sfida alle previsioni metereologiche, che annunciavano pioggia nella tarda mattinata, affrontando i duecento chilometri e gli oltre tremila metri di dislivello.

 

Circa un’ottantina i “forzati della strada”, provenienti dal Centro e Sud Italia, tra i quali perfino un gruppo dall’isola d’Ischia che, dopo essersi rifocillati con la colazione offerta dagli organizzatori, sono partiti tra le sette e le otto, alla volta di Campo Imperatore. I primi trenta chilometri tutti in salita, hanno portato dalla base della funivia all’albergo, dove fu tenuto prigioniero il Duce, per l’occasione adattato a primo punto di controllo. Dai duemila metri della località, dove Pantani nel 1999 conseguì una splendida vittoria, è iniziata la discesa a Calascio, per poi risalire a Castel del Monte, secondo pit-stop per far timbrare il cartellino.

Lasciata alle spalle Fonte Vetica e i greggi di pecore e mucche, dal cui latte si ricava dell’ottimo formaggio, dopo aver superato Vado di Sole, è iniziata la discesa dal lato della provincia di Teramo. La strada resa pericolosa dalla pioggia, che fino a quel momento si è mantenuta distante, e da un manto al limite della praticabilità, a causa delle numerose buche, ha costretto i ciclisti a tenere le mani sui freni. Nonostante sia passato velocemente, sono rimasto colpito dalle bancarelle con le ceramiche sul corso di Castelli, una cittadina ai piedi del Gran Sasso, resa famosa dall’artigianato legato alla lavorazione della terracotta.

Risalendo il corso del fiume Vomano, ecco l’ingresso nella Valle Siciliana, della quale Tossicia è il capoluogo e per noi randonneur penultimo punto di controllo. Una volta smesso di piovere, è sembrato che il cielo volesse concedere una tregua, ma superato Montorio al Vomano e intrapresa la lunga ascesa verso Ortolano, ecco nuvole basse e minacciose a promettere niente di buono. Infatti una pioggia torrenziale mi ha fatto compagnia durante la scalata. Fortunatamente le gambe hanno girato bene e la pendenza è stata accettabile. In questo frangente oltre che con Giove Pluvio, ho dovuto fare i conti con un paio di gallerie completamente buie e qualche rampa cattiva prima di raggiungere il lago di Campotosto, ultima fermata per vidimare la cartolina a testimonianza del mio passaggio.

Se non fosse stato per la pioggia ed il freddo gli ultimi trenta chilometri sarebbero stati i più facili da percorrere, anche perché il panorama lacustre è già di suo rilassante. Purtroppo il tempo, che definire cattivo è un eufemismo, ha estenuato i superstiti (una decina si sono ritirati), compreso il sottoscritto che provvidenzialmente aveva portato dei guanti in lattice, che hanno evitato il congelamento delle mani e una possibile ipotermia. Fortunatamente della gradine caduta copiosamente, al punto da costringere i gestori degli impianti a fermare per qualche ora le cabine della funivia, quando sono transitato io, erano rimaste solo le tracce rappresentate dai cumuli ai bordi della strada. Nonostante soffra molto il freddo, soprattutto per una patologia che, quando la temperatura scende, mi fa perdere la sensibilità delle mani, con molta prudenza sono riuscito a raggiungere il traguardo, dove ho potuto rigenerarmi con una doccia bollente e concludere la giornata con le penne al sugo, cucinate sul posto dagli onnipresenti e sempre gentilissimi alpini, e con un paio di bicchieri di rosso che mi hanno fatto tornare il sorriso.



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