poesia: Il freddo di marzo
Posted by Antonio Giampaoli | 2012-03-13 | Commenti: 0 | Letto 771 volte
Il freddo di marzo
Il freddo di marzo
Racchiude il dolore delle mie braccia
Scende la pioggia
Sbatte sui tragitti crocifissi dei miei occhi
Infuria con rabbia
Sulle vecchie case terremotate
S’infila l’acqua come serpe tra gli scogli
Un ultimo anelito di vita
Furtivo lambisce i pochi giacigli
Nelle chiese
Si leva il canto
Fra un po’ muore il signore
In questa mia città
È morto da tre anni
E non risorge
Assassinato dal sisma e dal dolore
Che ha rotto i cuori e gli animi impotenti
Finisce vittima dei tanti tormenti
Che accompagnano la vita mia
E dei concittadini
Scendono oggi copiose
Le lacrime di Dio
A risciacquare cuori puzzolenti
Luridi esempi di triste resa
Di accettazione degli eventi
Che condannano la mia terra alla tristezza
Per i prossimi anni
Vivremo solo di tormenti
Affranti per la perdita della genitrice
Che accompagnò nel tragitto della vita
Tanti di noi e che ancora
Si spera, possa tornare a farlo
Nei prossimi anni di vita
Con il sorriso e non con le lacrime
Dettate dai disegni dell’artista
Che spegne il fuoco che brucia nelle vene
E ci sotterra sotto coltre di dolore
Potrà gioire ancora questo cuore?
Forse domani…
Ma solo se risplenderà il sole
Su queste mura e su queste strade buie
Dell’Aquila rinata a nuova vita
Di nuovo madre
Per noi
E per i nostri figli
Cristina Spennati (Marzo 2012)
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