‘NA CONCA D’ACQUA di Angelo Acitelli

Ai giorni nostri la disponibilità di acqua e di servizi igienici sono elementi ordinari di tutte le abitazioni, ma tanti anni fa, questi elementi erano del tutto inesistenti ed inimmaginabili.
Ad Assergi come in tutti i paesi, in ogni casa c’era la “Conca”, un recipiente realizzato in rame con due manici ad ansa.  
Solo le donne andavano ad attingere l’acqua con la conca, e nonostante il lavoro pesante e stancante, le giovani, erano felici di andare, perchè era l’unico modo per uscire ed incontrare amiche, e spasimanti.
Tornate a casa, la conca piena di acqua, veniva deposta all’ingresso appena dietro la porta, dove tutti potevano attingere per bere, attraverso il “manero” (mestolo con un piccolo beccuccio), che rimaneva sempre immerso nella conca a disposizione delle labbra di tutti.
L’artista e scrittore assergese Angelo Acitelli con una bellissima poesia ci fa riscoprire l’importanza della Conca.


‘NA CONCA D’ACQUA
- di Angelo Acitelli -


‘Na conca piena d’acqua
è còme ‘na ricchézza!
quann’è svùjja...che tristezza;

sopre a ju concàre
pare tanta tanta...,
préste è còme l’acqua santa;

se ciòcchela u manére
dentre u fonne de lla conca,
accidènta! E’ l’acqua che ci manca;

corre alla fonda...
la reporte  ‘ndèsta,
sera mmatìna e ne-n t’abbàsta.




UNA CONCA DI ACQUA

Una conca piena d'acqua
è come una ricchezza!
Quando è vuota è una tristezza;

sopra un appoggio che la sostiene
sembra tanta tanta...,
ma … presto è come l'acqua Santa;

se il mestolo fa rumore
nel fondo della conca,
accidenti! È l'acqua che è finita.

Corri alla fontana...,
la trasporti sopra la testa,
la sera,la mattina e mai ti basta.


 



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