Il 16 giugno 1424, le Mura di cinta e la Fortezza del Castello di Paganica, furono rase al suolo!

Il 16 giugno 1424, le Mura di cinta e la Fortezza del Castello di Paganica, furono rase al suolo!

- di Raffaele Alloggia -

 

Bene fanno gli Aquilani, che da un decennio ricordano il 2 giugno 1424, giorno in cui la Città, con la vittoria della famosa “Battaglia di Bazzano”, si liberò dal Capitano di Ventura Braccio da Montone dopo 13 mesi di assedio, ponendo  fine anche alle ignominie e alle angherie sulla popolazione civile dei Castelli del circondario, così come accadde a Barisciano, che dopo aver incendiato il paese e distrutto il Castello, imprigionò tutti gli abitanti mentre le donne furono portate all’accampamento e violentate, poi, portate in processione completamente nude, sino sotto le mura dell’Aquila insieme ai loro bambini in segno di scherno, minacciando che la stessa sorte sarebbe accaduta alle donne della Città una volta conquistata, qualora non si fosse arresa!

Già nel 1273, a causa di queste “Compagnie di Ventura” che distruggevano e derubavano di tutto ai piccoli villaggi, 23 “Ville” del circondario contribuirono alla formazione di Paganica, per cui quando il 14 gennaio 1364 la Regina Giovanna I D’Angiò emanò il diploma che consentiva a tutti i Castelli del distretto Aquilano, che avevano concorso alla sua fondazione, a costruirsi fortilizi o Castelli in cui rifugiarsi in caso di pericolo, o attacco dalle “Compagnie di Ventura”, non ebbe alcuna esitazione.

 

Paganica con enorme sacrificio, edificò il suo Castello sopra a un colle (in cui c’era un tempio dedicato a San Giovanni Battista) e le “alte e turrite mura di cinta” che, anche se non c’è nessun documento di nostra conoscenza in cui è  riportato il loro perimetro, nel centro storico ci sono degli edifici, come il “torrione”, torri d’avvistamento e denominazioni di strade come ”Via dei Muraglioni”, o come “Via di Sotto” cioè - di sotto alle Mura -, (oggi Corso Duca degli Abruzzi) e “Via di Sopra” cioè - di Sopra alle Mura -, (Via degli Angeli) che  possono ricostruire il perimetro della cinta muraria, molto attendibile.

 

Braccio da Montone, abile condottiero e capitano di ventura, dopo aver conquistato il Castello di Borbona e quello di Pizzoli e distrutti altri, l’ 11 maggio 1423 assediò sia L’Aquila di cui vantava dei diritti di “Signoria”, sia Paganica. Constatata da subito la resistenza opposta dagli Aquilani, il condottiero si mosse con il suo esercito attaccando il Castello di Paganica, che per la sua vicinanza sarebbe stato un punto di riferimento logistico e strategico, con l’intento di prendere L’Aquila per fame, impedendo loro il rifornimento di viveri, foraggio, legname ecc.

 

Così racconta Niccolò da Borbona:

 ….se ne venne con tutta la sua

gente d’arme, e cavalli, che furono

 circa 4.000, e assai peduni….

 

Nello scontro, le milizie braccesce, si servirono anche delle nuove bombarde che i paganichesi non avevano e difendevano le mura, aiutati anche da una decina di aquilani, con balestre, verrettoni e “cantoni quatri”. Dopo 10 giorni di dura resistenza, i viveri cominciarono a scarseggiare e la perdita di numerosi cittadini paganichesi, consigliarono, a  Gregorio di Norcia capitano delle milizie paganichesi, ad arrendersi a Braccio da Montone, certo di non poter contrastare più a lungo di tanto, un esercito così numeroso e forte, evitando così un disastro a cose e persone.

 

Così narra Niccolò Ciminiello da Bazzano:

 

Gregorio de Norcia ch’era capitano,

dicea; fratelli miei, facemo stimo,

che se aspettamo un’atra battaglia,

nullo ne campa, chi impicca e chi taglia…

 

Braccio da Montone una volta insediatosi con il suo esercito nella Fortezza del Castello, si sentiva al sicuro e proprio da Paganica partivano continuamente le milizie braccesche che non davano tregua agli Aquilani bisognosi di vettovaglie, razziando bestiame e foraggio per i loro cavalli, affamando anche i paganichesi che vivevano esclusivamente di prodotti della terra.

 

Così le milizie aquilane, guidate da Antonuccio Camponeschi, dopo 13 mesi di assedio e dopo aver rinforzato il proprio esercito, con una coalizione di 5.000 soldati guidati dal Capitano di Ventura Giacomo  Caldora, decisero di attaccare apertamente Braccio da Montone in un’aspra battaglia nella pianura sita tra  Bazzano, Onna e Paganica, nella quale il 2 giugno 1424  Braccio Forte perse la battaglia e la vita.

 

Subito dopo la sconfitta di Bazzano, molti militari bracceschi sbandati e in fuga, si rifugiarono dentro le mura di Paganica, i quali furono inseguiti e trucidati dai cittadini paganichesi, per vendetta dopo la forzata capitolazione avvenuta l’anno precedente.

 

Gli Aquilani, durante l’assedio del condottiero perugino al Castello di Paganica, si aspettavano una più lunga e persistente resistenza, onde poter avere più tempo per organizzarsi, per cui non furono mai convinti della resa forzata, bensì maturò in loro l’idea che ci fosse stata una vera e propria alleanza tra il capitano paganichese Gregorio di Norcia e Braccio da Montone.

 

Quando finalmente tutto sembrava finito, il 16 giugno 1424, solo pochi giorni dalla vittoria degli Aquilani con Braccio Forte, secondo la cronaca dell’epoca di Niccolò da Borbona, una nutrita milizia Aquilana guidata dal Capitano di Ventura, già Signore di Tocco da Casauria, Antonuccio Camponeschi, invase Paganica e rase al suolo le Mura e la “turrita” Fortezza del Castello!

 

Così il racconto della sua cronaca:

 

“et essenovi annato Antonuccio

Camponisco, a dì 16 Jugnio, fo gettato

 a terra il Castello di Paganica…..!”

 

E’ possibile che altre cronache del tempo raccontino cose diverse, però sta di fatto che il Castello di Paganica, non fu raso al suolo come altri, da Braccio da Montone.

A distanza di 6 secoli, rimane difficile accettare qualsiasi motivazione che possa giustificarne l’abbattimento di una così importante opera medievale. Se così non fosse stato, oggi Paganica sarebbe stato un paese completamente diverso, e quel 2 giugno del 1424, l’ avrebbero potuto e dovuto ricordare anche i paganichesi.

In memoria di tutto ciò, il 4 luglio 1605 su quello stesso colle fu edificata la Chiesa di S. Maria del Presepe nota come “Chiesa del Castello”, emblema del paese, con le stesse pietre della Fortezza, fortemente voluta dal Vescovo dell’Aquila, ma paganichese di nascita, Mons. Giuseppe De Rubeis.



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