Storie di emigranti assergesi, - Un Ebreo, Un Nostro Vicino di Casa - di Eugenia Vitocco, USA -
Posted by Antonio Giampaoli | 2019-07-11 | Commenti: 0 | Letto 842 volte
Quando si lascia la propria patria, si lascia un po’tutto, si va altrove dove si incontrano genti diverse e nuove con una loro patria, con un’altra lingua, con una diversa cultura e tu che sei un nuovo arrivato non devi fare altro che lottare ed immedesimarti con loro, accettandole e a farti accettare perche` ai fini siamo tutti esseri umani.
Io venni in America molti molti anni fa. Incontrai e conobbi una famiglia Ebrea; erano i nostri vicini di casa, le nostre proprietà confinavano. Parlavamo spesso con loro e così avemmo il modo di creare una rara e confidenziale amicizia che si protrasse in un confidenziale, scambia ricordi, dell’ultima micidiale guerra (la seconda guerra mondiale). Il capo di famiglia ci si presentò dicendoci <io sono Polacco
Li in Polonia, la sua famiglia nella sua infanzia contava una ventina di persone tra nonni, genitori, zie e zii, Fratelli e sorelle, e cugini. Il nonno ci raccontò era un fruttivendolo e il suo papà si arrangiava nell’arte della falignameria e tutti vivevano modestamente e in buona armonia in una piccola città Polacca. Lui sui sedici anni non sapeva che cosa fosse una guerra, di cui si parlava perchè i Tedeschi stavano invadendo la loro terra. Un giorno che stava scorrendo come tutti gli altri nel loro ritmo di vivere, videro un camion Tedesco arrivare dinanzi alla loro casa. Senza un documento, senza motivo, senza una spiegazione li spinsero ad uno ad uno a salire sul camion e li portarono via nei campi di concentramento. Io subito chiesi perche? PERCHE` ERAVAMO EBREI. All’arrivo li sparpagliarono tra centinaia di altri e non si rividero più. Rincontrò il fratellino in una fabbrica di armi a lavorare; un privilegio perchè erano giovani. Quando la guerra finì i Russi furono i primi ad aprire il campo di concentramento e li rifocillarnono con una tazza di brodo di pesce e un pezzo di pane nero. Liberi, ma scheletri che camminavano traballanti; soli senza una meta, senza una famiglia, senza più una patria, perchè distrutta. La Croce Rossa li prese in custodia mettendoli a scelta se volevano rimanere in Polonia o andare in Italia, posto più vicino ai porti per poi essere mandati, a loro scelta in America. Lui scelse l’Italia. In Italia, fu ospitato da una famiglia in Lombardia, ignaro della fine di suo fratello. Parlando di questa ospitalità interrompeva il suo respirare, era sfinito non riusciva a controllare la sua emozione e disse "
Eugenia Vitocco, USA
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