Festa nel Borgo, San Pietro della Ienca-una preziosa reliquia donata al Santuario da Dziwisz

Borgo in festa nel ricordo di Giovanni Paolo II. L’appuntamento si è ripetuto a San Pietro della Jenca, dov’è nato il santuario intitolato allo scomparso Papa Wojtyla. È stato  consegnato il premio della Stele della Jenca giunto alla decima edizione. La celebrazione della messa solenne è stata presieduta dal vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole, concelebranti monsignor Paolo Ptasznik, capo ufficio della sezione polacca della segreteria di Stato e il rettore del santuario don Martino Gajda.
Il cardinale di Cracovia Dziwisz, arcivescovo metropolita della città polacca, particolarmente cara e ricordata dal pontefice, ha inviato a Pasquale Corriere un dono inestimabile per i fedeli ma anche per i semplici ammiratori di Wojtyla, che sono tanti ovunque: una piccola teca contenente una parte del sangue del papa. E’ una reliquia ex sanguine, che Dziwisz chiede sia consegnata al rettore del santuario, rev. Marcin Robert Gajda. La reliquia testimonierà la presenza spirituale di Wojtyla nel luogo che gli fa prediletto, in cui si fermò spesso a meditare, riposare, ammirare lo spettacolare paesaggio del Gran Sasso.
Il dono è stato notificato oggi durante la cerimonia alla Ienca del conferimento di una stella della Ienca al beato Wojtyla. La presenza della reliquia e la sua autenticità sono attestate da un documento firmato dal cardinale Dziwisz, che ha sempre ritenuto l’impegno di Pasquale Corriere sincero e condivisibile, fino alla consacrazione a santuario della chiesina al Vasto, alla Ienca, uno scabro edificio di pietra, piccolo e modesto, dedicato a San Pietro. Wojtyla lasciava spesso San Pietro “grande” in Vaticano per trattenersi a San Pietro “piccolo”, sul Gran Sasso aquilano. Ora il legame con il papa più amato, più volte visitatore ufficialmente e ufficiosamente a L’Aquila e a Collemaggio, è più profondo, diventa inscindibile. Chi sa se L’Aquila ufficiale, istituzionale, se ne accorgerà. Fino ad oggi se ne sono accorti comunque migliaia e migliaia di pellegrini che raggiungono la “chiesetta del papa” e, immancabilmente, percepiscono una sensazione, “qualcosa” di non precisabile con le parole. Fedeli, cristiani o di altre religioni, e anche una moltitudine di non fedeli nei quali quel papa ha trasferito – appunto – “qualcosa”.



Condividi

    



Commenta L'Articolo